AGHILYSTI

























Alessandro Agudio, Alis/Filliol, Francesco Bertelè&Eddie Spanier, Ludovica Carbotta, Manuele Cerutti, Giallo Concialdi, Luca De Leva, Giulio Delvè, Federico Del Vecchio, Andrea De Stefani, Derek Maria Francesco Di Fabio, Sara Enrico, James Harris, Helena Hladilovà, Giuseppe Lana, Renato Leotta, Beatrice Marchi, Jacopo Mazzetti, Anna Mostosi, Gemma Noris, Luigi Presicce, Laura Pugno, Ala Roushan, Matteo Rubbi, Carretto/Spagna, Guido Santandrea, Namsal Siedlecki, Davide Stucchi, Cosimo Veneziano.

Il progetto con cui GUM partecipa ad Artissima Lido è una sorta di sistema di note a piè di pagina, rispetto alla possibilità che viene offerta agli spettatori di conoscere tutti insieme degli spazi gestiti da artisti in diverse parti d’Italia.
Vedi il progetto presentato da uno spazio, e poi da GUM puoi vedere un’opera di ciascuno degli artisti che gestiscono quello spazio. E questo accade quasi per tutti gli spazi presenti a Lido.
Il focus della mostra và sul fatto che ciascuna di queste persone porta avanti una pratica artistica individuale e contemporaneamente lavora alla programmazione e alla gestione di uno spazio espositivo e progettuale. Come si imposta per ciascuno la relazione tra queste due attività? Questi spazi lavorano moltissimo in rete, e gli scambi che avvengono spesso valorizzano questa ambivalenza autoriale: succede di continuo che chi gestisce uno spazio venga invitato a esporre le proprie opere in un altro. C’è scioltezza nel modo in cui i ruoli si alternano e si fondono. È un fenomeno che è sempre esistito, ma ora più massivamente.
GUM, raccontando il gruppo di Lido come una comunità di artisti, crea una situazione che N e H stessi hanno definito sia un’ambasciata che un mosaico. Un’ambasciata ci sta, perché la relazione con la dimensione locale, intesa in tutta la sua complessità politica e sociale, è una base pressoché costante del lavoro di questi spazi. Il mosaico è ancor più bello, perché riporta alla considerazione armonica delle individualità.
L’ambasciata parla di un’Italia carente di istituzioni di supporto per i giovani artisti in cui spontaneamente si crea una rete che fa dell’alternatività un sistema autorevole, un meccanismo funzionante. Un’ambasciata è rappresentativa, assolve a dei servizi e può offrire rifugio.
Il mosaico parla di un’estetica, e anche della curiosità di capire se esistano (o meno) affinità poetiche tra artisti che condividono l’esperienza progettuale di gestire uno spazio.

Cercando “Julio Cortazar” e “mosaico” su google, ho trovato questo:
Mi avvicinai alla vetrata che dava a ovest. Dietro una tenda da sole a righe arancione e blu c'era il paesaggio agreste, ma qualcuno aveva fatto un buco rettangolare da dove entrava il sole delle quattro mescolato a brandelli di figure e di nubi.
— Guarda qui, è un Poussin favoloso.
Non era affatto un Poussin, piuttosto un Rousseau, però la luce del pomeriggio, il caldo, qualcosa in quel frammento d'esterno che si stagliava attraverso la tenda, gli davano un'importanza a cui non si poteva sfuggire. Chinandomi verso l'angolo dove Marta mi esortava a guardare, capii la ragione della sua meraviglia. In un prato non troppo distante, proprio accanto alla facoltà di agraria, una gran quantità di mucche pascolava in pieno sole, bianche e nere, in perfetta simmetria. Avevano qualcosa del mosaico e del quadro vivente, un balletto idiota di figure lentissime e ostinate; la distanza impediva di distinguerne i movimenti, ma osservando con attenzione si vedeva cambiare a poco a poco la forma dell'insieme, la costellazione bovina.
– È fantastico che sedici mucche riescano a stare in questo buchetto – disse Marta. – Conosco già la storia della prospettiva, ecc. Con un dito si copre il sole, e bla bla bla. Ma se ti fidi soltanto dei tuoi occhi, per un attimo soltanto dei tuoi occhi, e vedi quella decalcomania purissima laggiù, tutto è perfetto: il prato verde le mucche nere e bianche, due vicine, altre più in là, tre in fila e ritagliate; la cosa fantastica è l'irrealtà di queste figure che sembrano tanto una cartolina illustrata.
– La cornice del buco permette l'illusione – dissi. – Quando torna Renato possiamo chiedergli di dipingerlo. Realismo magico, sedici mucche che celebrano la nascita di Venere in un torrido pomeriggio.
– Il titolo va bene, senza contare che sarebbe l'unico modo per convincere Renato a dipingere qualcosa che vediamo anche noi. Anche se il quadro che sta facendo adesso è piuttosto fotografico.
– Be', sì. Ma fotografato da un marziano o visto attraverso l'occhio sfaccettato di una mosca. Immàginati come deve essere fotografare la realtà attraverso l'occhio di una mosca.                          
 – Preferisco le mie mucchette. Guardale ancora, Insetto, guardale ancora. Peccato che Jorge stia dormendo, sarebbe bello fargliele vedere.

Julio Cortázar, “Divertimento”, Voland, 2007, pag. 7

Eva Fabbris


3/4/5/6 november from 6 to 12 pm
Piazza Emanuele Filiberto 11, Torino

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The project with which Gum partecipates to Lido is a sort of footnotes system in the sense
that it gives the possibility to the audience to get to know in one time various artists-
managed spaces from different parts of Italy.
By seeing the project presented by one of the spaces and then by Gum one can see the
work of each of the artists that manages such spaces. The exibition will focus on both the
fact that each artist carries out an individual artistic practice and that at the same time works
at the programming and management of expositive and project -spaces. How is the relation
established between these two activities? These spaces work mainly in a net and the
exchanges that often take place increase the value of this author ambivalence: it
continuosly happens that who ever manages one of these spaces is then invited to expose his
work in another similar one. There is fluidity in the way roles are alternated and blend
together. This is a phenomenon that although it has always existed it is now more diffused.
GUM, by presenting the Lido group as a community of artists , creates a situation that N and H
have described as “embassy” and “mosaic”. The definition “Embassy” is appropriate because
establishing relations with the local dimension, seen in its political and social complexity , is
an almost constant work of these independent spaces. Mosaic is even a more beautiful
definition , because takes us to the harmonic consideration of individualities. Embassy
entails a country, Italy , lacking in institutional support for young artists where spontaniously
a net is created that becomes, as alternative, an influential system, a functioning device. An
embassy is representative , carries out services and can offer refuge.
Mosaic instead refers to the aesthetics and also to the curiosity to understand if there
exists poetical affinities between artists that share the planning experience of managing a
space.

3/4/5/6 november from 6 to 12 pm
Piazza Emanuele Filiberto 11, Torino